Mostra: SOCIAL UNIDENTITY. Milano, 8 febbraio alla Fabbrica del Vapore: Sabrina Ravanelli
Introduzione di Giampaolo Berni Ferretti
SOCIAL UNIDENTITY. Sono ormai vent’anni attraversati dal terrorismo, dalla crisi finanziaria, dalla pandemia, da guerre che rischiano di divenire mondiali e da Stati autarchici che minano la globalizzazione, quelli che hanno caratterizzato gli anni tra il 2000 ed il 2024. Parliamo del rischio della deglobalizzazione quale negazione della libertà, libertà quale forza elementare che aggrega la società. La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (Carta di Nizza del 1999) all’ articolo 10 intitola sulla libertà di pensiero, di coscienza e di religione.
- La libertà di pensiero è scorporata dalle libertà di espressione e di informazione, cioè, l’ attività di formazione del proprio pensiero cioè è considerata preliminare a quella di espressione delle proprie idee e ai diritti di informare e di essere informati.
- Si sottolinea, nella Carta, la necessità che condizionamenti ed interferenze non intervengano neppure nella raccolta delle informazioni.
Proprio poi la Convenzione Europea per la Salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (4 novembre 1950) all’ art. 10 sancisce la libertà di espressione e ne esplicita la portata: “ Questo diritto comprende la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere interferenza di pubbliche autorità e senza riguardo alla nazionalità”. L’art. 10 rinvia alle leggi nazionali per la regolazione delle imprese radiofoniche, di cinema, televisione (dei Mass Media in una parola, come lo sono oggi anche i social), e si fa presente che l’esercizio della libertà non va concepito in modo illimitato, ma “poiché comporta doveri e responsabilità, può essere sottoposto alle formalità, condizioni, restrizioni o sanzioni…”.
La crisi economica e culturale ed il Covid, in particolare, hanno ottenuto una specie di resa psicologica, che qui è ben rappresentata nella mostra Social Unidentity. Una sorta di: lavarsi le mani, indossare la mascherina, sperimentare una difficile vita digitale e aspettare in solitudine. Così come è ben rappresentato dai quadri qui riproposti dove la spersonalizzazione è simboleggiata da volti nascosti da mascherine chirurgiche che coprono il volto delle persone, rendendole parte di una massa amorfa e quindi priva di identità. Ora invece abbiamo bisogno di un sogno di risorgere e, cerchiamo di farlo da qui, da Milano, dal cuore dell’ Europa Unita, che per noi è il Mondo Nuovo che dobbiamo tornare a voler costruire, e dalla mostra Social Unidenty cerchiamo di lanciare un monito perché “per risorgere abbiamo bisogno non sono d’intelligenza strategica, ma di utopia e di speranza. Utopia e speranza che cerchiamo di lanciare con la mostra Social Unidenty”.