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L’eredità nascosta nei nostri smartphone

La tecnologia sempre più alla portata di chiunque ha lentamente aperto le porte al concetto di “eredità digitale”: che fine faranno i nostri dati personali o le nostre fotografie quando non ci saremo più?

I precedenti di Milano e Roma

Al tribunale di Milano prima, e quello di Roma poi, è stata già sottoposta la questione, e sono giunti alla medesima conclusione, ossia l’accoglimento del ricorso degli eredi del de cuius e l’intimazione alla Apple (parte convenuta in entrambi i giudizi) di prestare assistenza per il recupero dei dati dell’account del coniuge defunto, eventualmente anche fornendo le credenziali di accesso.

Il diritto

Entrambe le ordinanze sono nate da un ricorso ex 700 c.p.c., ossia un procedimento d’urgenza.

La legge italiana subordina la concessione di un provvedimento cautelare alla presenza di due elementi: il fumus boni iuris e il periculum in mora.

Quanto al primo (letteralmente: la “parvenza di buon diritto”), si deve ricercare la risposta nella normativa privacy nazionale, dal momento che il GDPR, al suo considerando 27, si dichiara non applicabile alle persone defunte.

E infatti, l’articolo 2 terdecies del d.lgs. 101/2018 prevede che “i diritti riferiti ai dati personali concernenti persone decedute possono essere esercitati da chi ha un interesse proprio, o agisce […] per ragioni familiari meritevoli di protezione”. In questo caso, il recupero di foto e video presenti sul cellulare del defunto, per futura memoria.

Apple, dal canto suo, ha tentato di invocare le condizioni generali del contratto regolatrici del rapporto sussistente tra la stessa ed il defunto cliente, in base alle quali non sarebbe stato possibile condividere i dati oggetto del ricorso con gli eredi. Niente da fare: il Tribunale ha ritenuto questa motivazione troppo debole, visto anche che le condizioni generali spesso “non valorizzano l’autonomia delle scelte dei destinatari”.

Con riferimento, invece, al periculum in mora, ossia il pericolo derivante dal ritardo nell’azione, la procedura adottata da Apple prevede la cancellazione dei dati dopo un certo periodo di inattività e, pertanto, si richiedeva che il giudice si pronunciasse in tempi brevi, al fine di evitare che le immagini oggetto del ricorso fossero definitivamente eliminate dal dispositivo.

L’aggiornamento di iOS in casa Apple

E così, alla luce delle ordinanze degli ultimi due anni, che lasciano trapelare il comune orientamento della giurisprudenza, la Apple ha lanciato, nel suo aggiornamento iOS 15.2, anche la funzione “contatto erede”. “L’aggiunta di un contatto erede”, riporta il sito ufficiale Apple, “è il modo più semplice e sicuro per consentire a una persona di fiducia di accedere ai dati archiviati nel proprio account Apple in caso di decesso. I dati includono foto, messaggi, note, file, app scaricate, backup del dispositivo e altro ancora”. Necessario, ovviamente, il codice fornito al momento della nomina, ed il certificato di morte del proprietario dei dati.

Non solo diritto all’oblio

L’eredità digitale è un concetto sempre più diffuso, che affonda le proprie radici nel diritto degli eredi di avere accesso alle fotografie o ad altri dati personali del de cuius.

Dopotutto, se è stato previsto un diritto all’oblio, perché non dovrebbe essere introdotto anche un diritto al ricordo?

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