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(O)Scurati sulla tv di Stato

— di Simone Basilico

Scoppia il caso in Rai, Meloni pubblica il testo e lascia il commento agli italiani: una pezza peggio del buco, il 25 aprile rimane una festa divisiva?

Il caso politico è scoppiato. La deflagrazione c’è stata. Non è bastato il testo pubblicato su Facebook.

Come poteva bastare, d’altronde. La partecipazione annunciata e poi oscurata di Antonio Scurati su Rai Tre crea tensioni. Le opposizioni vanno all’attacco e la maggioranza fa spallucce. La risposta di Meloni non ha placato la tempesta.

Il presidente del Consiglio aveva pubblicato il monologo sul profilo aggiungendo un “non so quale sia la verità” che stride tantissimo. La crisi del servizio pubblico non la scopriamo oggi. Quello che fa riflettere e l’uso che ne viene fatto. Poteva venir oscurato qualunque testo, invece entriamo nel merito.

L’assassinio di Matteotti nel 1924 ad opera dei fascisti e l’attacco ad un Governo che non si dichiara apertamente antifascista. Due dichiarazioni che possono stare nella stessa frase proprio per una mancanza da parte delle istituzioni. Quelle istituzioni che difendono una Costituzione antifascista.

Il direttore generale della Rai, Giampaolo Rossi, ha annunciato l’avvio di un’istruttoria per verificare il caso e ha escluso la narrazione di una Rai che censura. Neanche una parola per Serena Bortone, la conduttrice di Che Sarà. Lei chiedeva da due giorni notizie sulla cancellazione dell’intervento di Scurati nel suo programma. La televisione di Stato ha il dovere di difendere la Costituzione. Andare oltre le influenze dall’alto. La transumanza dei politici la conosciamo. Quella del servizio pubblico possiamo farne a meno.

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