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Un buon proposito per il 2024? Riserviamo i rimpianti a ciò che davvero conta

Un buon proposito per il 2024? Diamo valore ai rimpianti

— di Chiara Libero — 

«No, non rimpiango niente»: lo cantava Edith Piaf nella sua più celebre canzone, lo ribadiscono attori e cantanti intervistati sul loro passato burrascoso. Eppure secondo un grande sondaggio condotto negli Stati Uniti prima e in tutto il mondo poi, che ha dato lo spunto per l’ultimo libro di Daniel H. Pink (Il potere dei rimpianti, Mondadori), il rimpianto è un sentimento tutto (e solo) umano, e negarlo è una pessima idea.

«Ogni volta che neghiamo un’emozione, che la nascondiamo metaforicamente sotto il tappeto, facendo finta che non esista, non facciamo che rafforzarla» spiega Giuseppe Rescaldina, psicoterapeuta. «Sostenere di non avere rimpianti per un’azione sbagliata, per aver trascurato un affetto, per non aver avuto il coraggio di fare la cosa giusta paradossalmente ci ancora al passato.» Il segreto è staccare il rimpianto dal senso di colpa: «È molto più utile invece prenderne coscienza e da lì partire per trasformarlo in una spinta per progredire» continua Rescaldina.

Ammettere l’errore è anche il primo passo suggerito da Pink nel suo libro per sfruttare al meglio i rimpianti. «Va bene anche farlo solo con sé stessi» consiglia Rescaldina. «Meglio ancora scriverli: mettere le emozioni nero su bianco le ridimensiona, ce le fa vedere per quello che sono e non come entità dalle dimensioni sconosciute e quindi ingestibili. Funziona anche per l’ansia!» Il consiglio di Pink? Scrivere per non più di 15 minuti al giorno, per tre giorni consecutivi. Per poi passare alla fase successiva.

Immaginiamo che lo stesso errore sia stato commesso da un amico: sarebbe normale dirgli che gli vogliamo ancora bene, che può rimediare e andare avanti. L’autocompassione, introdotta dalla psicologa Kristin Neff (La self-compassion, Il potere dell’essere gentili con sé stessi, FrancoAngeli), parte proprio dal concetto che spesso tendiamo a essere molto più severi con noi stessi che con amici, familiari, o persino estranei che si trovassero nella stessa situazione. Come dice Pink nel suo libro, «L’autocompassione ci incoraggia a prendere una strada mediana nella gestione delle emozioni negative, senza esagerarle e senza identificarci eccessivamente con esse».

Ultimo passo: considerare l’errore commesso con occhio analitico e trovare la strategia giusta per rimediare. È la tecnica dell’autodistanziamento. «Spesso siamo più bravi a risolvere i problemi degli altri che i nostri» osserva lo psicologo. «Essendo meno coinvolti emotivamente, siamo più lucidi e cogliamo il senso generale della situazione, senza perderci in inutili dettagli». Prendere le distanze dall’errore commesso fa vedere il rimpianto della sua giusta dimensione. Inoltre, può aiutare a capire che a volte ci si crogiola in rimpianti completamente inutili: di qui a dieci anni, sarà davvero importante rimpiangere di aver comprato una macchina verde invece di una blu? O di aver riciclato il regalo di Natale alla stessa persona che ce lo aveva dato l’anno prima? Riserviamo i rimpianti a ciò che davvero conta. E il prossimo primo gennaio, accanto alla lista dei buoni propositi, facciamo anche quella dei rimpianti da affrontare e da risolvere.

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