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Intervista a Lucia Lo Palo. Cambiamento climatico: occorre una nuova etica, un nuovo modello di vita

Già una decina di anni fa, in un articolo apparso sulla rivista scientifica Climate Change, il noto climatologo americano Richard Somerville commentava quale fosse la percezione del pubblico riguardo al cambiamento climatico: in effetti l’opinione pubblica è molto disorientata. Sui media posizioni scettiche/negazioniste sulla componente antropica del cambiamento climatico si disputano la scena con posizioni che invece danno per consolidata la “realtà” del riscaldamento globale per mano dell’uomo.

Le conoscenze scientifiche riguardo i cambiamenti climatici sono ben dimostrate e indiscutibili. Il pianeta Terra si sta surriscaldando, questo è dimostrato da un aumento medio globale delle temperature dell’aria e delle acque, dallo scioglimento dei ghiacci e dall’aumento del livello del mare. È stato inoltre dimostrato che la principale causa del riscaldamento globale è l’attività umana, ed in particolare è la diretta conseguenza di un aumento nell’atmosfera di CO2 prodotta in seguito alla combustione di carburanti fossili, ma non solo.

Intervista a Lucia Lo Palo, ambientalista

In Italia la situazione sta peggiorando di giorno in giorno. Che cosa ne pensa lei?

“È il momento di agire. Nessuno può negare che c’è in atto un cambiamento climatico drastico. Negarlo sarebbe disastroso e contro ogni evidenza. Ma non dobbiamo assolutamente non considerare che la Terra ha autonomia propria in questo processo di cambiamento e che ha visto da sempre ere geologiche in cui il clima planetario ha mutato drasticamente e con esso gli spostamenti dei continenti e degli asset“.

Quanto pesa l’intervento umano in questa situazione di peggioramento?

“L’uomo non è il padrone assoluto del pianeta, Quello che deve permeare nella mentalità umana è un ritorno alla centralità della natura come simbiotica con la nostra esistenza. Alla sacralità del rispetto totale dei suoi cicli e degli animali, che non sono solo cibo ma abitanti legittimi del pianeta e che il loro equilibrio nell’ecosistema è prezioso. Il dibattito nel nostro Paese è diventato ricorrente ed è un gioco di contrapposizioni e strumentalizzazioni. Il tema dell’ambiente non può essere un tema divisivo o ideologico. Al contrario, deve essere il filo conduttore che unisce le forze politiche e sociali”.

Tutti dicono di voler fare qualcosa, ma è poi vero?

“Al bando l’ipocrisia. È necessario attuare delle iniziative, prima che la condizioni in cui attualmente ci troviamo risultino anacronistiche. Senza strumentalizzazioni ed eco ansia. Soprattutto al bando l’ipocrisia. Pensare che solo l’auto elettrica e la coibentazione degli appartamenti rappresentino la soluzione di tutti i problemi va incontro ad un’idea di svolta green “radical chic”.

Occorrono delle nuove regole?

“Noi, come comunità europea, abbiamo il dovere di intervenire per tutelare il territorio, ridurre drasticamente l’inquinamento: tutte le forme di inquinamento. In ogni zona del globo, esattamente come siamo portatori di pace dobbiamo essere portatori di “ecoregole” anche sanzionando le Nazioni che non rispettano queste regole, perché, parliamoci chiaro, non ci possono essere più zone franche. In Kuwait, in questo momento stanno bruciando milioni di pneumatici, 7.000.000 di copertoni abbandonati, un disastro ambientale mondiale: le sostanze nocive, inquinanti a base di zolfo, metalli pesanti come il rame e lo zinco e tracce di asfalto, rilasciate da quell’incendio viaggiano migliaia di kilometri compromettendo flora e fauna, quando sarebbe più semplice recuperarli e rimetterli a vita nuova”.

Come desidera concludere questa intervista?

“Non possiamo pensare che sistemato il nostro orto, che peraltro è molto virtuoso e sensibile verso questo tema ignoriamo l’orto del vicino visto che il suo agire distrugge anche noi. A Torino hanno multato una signora, per aver abbassato il finestrino della macchina con l’aria condizionata accesa. Dall’altra parte, però, continuiamo a negare che le centinaia di allevamenti intensivi producono danni enormi al nostro pianeta emettendo quantità di Co2 impressionanti: e la sofferenza degli animali è il danno più grande e inaccettabile. Quindi, il finestrino saldamente chiuso, come l’ambientalismo ideologico e di maniera, sono dannosi: come chi nega davanti ad ogni evidenza.
Occorre una nuova etica, un nuovo modello di vita che rispecchi la vita stessa e che abbracci la Terra come valore non derogabile da lasciare alle nuove generazioni”.

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