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Clima, gli USA rientrano nell’accordo di Parigi

MA LE SFIDE PER BIDEN SONO TANTE Uno dei primi provvedimenti che il 46esimo presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha firmato è stato il rientro degli Usa negli accordi di Parigi. Biden ha inviato una lettera alle Nazioni Unite, avviando formalmente l’iter per far rientrare il paese nell’Accordo entro 30 giorni. Un passo importante per quanto riguarda le politiche climatiche che sono tutte da ricostruire dopo i quattro anni di Amministrazione Trump.

“Accolgo con grande favore i passi del presidente Biden per rientrare nell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e unirsi alla crescente coalizione di governi, città, stati, imprese e persone che intraprendono azioni ambiziose per affrontare la crisi climatica”, ha sottolineato il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres.

Obiettivi climatici

Ora gli Stati Uniti hanno 30 giorni di tempo per presentare Contributi Nazionali Determinati (Nationally Determined Contributions, NDC), ossia gli obiettivi climatici che si sono dati in maniera autonoma gli Stati aderenti al patto, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di carbonio e mantenere la crescita della temperatura globale entro i 2 gradi Celsius. Ma che cosa prevede l’accordo di Parigi che gli Usa hanno abbandonato il 4 novembre 2020? L’accordo di Parigi è stato adottato alla conferenza di Parigi del dicembre 2015 ed è stato ratificato a ottobre 2016. Era necessario che almeno 55 Paesi che rappresentano almeno il 55% delle emissioni globali lo ratificassero. A oggi è stato ratificato da 190 Paesi.

Impegno collettivo

L’accordo prevede un impegno collettivo a tenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2° C rispetto ai livelli pre-industriali. Secondo gli esperti questo è il limite massimo superato il quale si osserveranno gli effetti più gravi del cambiamento climatico, fra cui l’innalzamento dei livelli del mare, ulteriori incendi boschivi e persino l’estinzione di piante e animali. L’obiettivo è però di puntare a un aumento massimo di 1,5° C. Tale risultato deve essere raggiunto tramite la riduzione delle emissioni di gas serra e il raggiungimento della cosiddetta “carbon neutrality”. Inoltre l’accordo prevede che i Paesi più sviluppati aiutino finanziariamente quelli meno sviluppati nel raggiungimento degli obiettivi.

Durante il mandato di Obama gli Usa si erano impegnati a ridurre entro il 2025 una quota di emissioni pari al 28% rispetto ai livelli del 2005, oggi sono molto lontani da quell’obiettivo: restano responsabili del 14% delle emissioni globali (circa il doppio dell’Europa), secondi dopo la Cina. In campagna elettorale Biden ha annunciato un piano di 2mila miliardi di dollari per incentivare l’energia pulita, costruire 500mila stazioni di ricarica per i veicoli elettrici e nuove case ad alta efficienza energetica. L’obiettivo è quello di raggiungere la carbon neutrality entro il 2050. L’accordo di Parigi non prevede sanzioni nel caso in cui i Paesi non raggiungano gli obiettivi prefissati.

I governi hanno concordato di riunirsi ogni cinque anni per valutare i progressi effettivamente fatti. Commentando il rientro degli Usa negli Accordi di Parigi, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha parlato di una “nuova alba negli Stati Uniti”, un momento “che abbiamo atteso a lungo. L’Europa è pronta per un nuovo inizio”.