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Danneggiamento delle opere d'arte: inasprite le pene

Danneggiamento delle opere d’arte: inasprite le pene

Dal liquido nero sversato nella fontana della Barcaccia in Piazza di Spagna o alla vernice arancione lanciata contro Palazzo Vecchio a Firenze: sono sempre più frequenti le notizie di ecovandali (e non) che con le proprie proteste danneggiano le opere del patrimonio storico-artistico italiano.

L’intervento del Governo si è quindi reso doveroso con un disegno di legge, proposto dal Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che mira a rafforzare le misure in materia di tutela del decoro, con interventi, si legge sul comunicato stampa del Consiglio dei Ministri, riguardanti le “disposizioni sanzionatorie in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici”, reato peraltro già previsto dall’articolo 518 duodecies del Codice penale.

L’articolo 518 duodecies del Codice penale

La legge, attualmente, prevede che:

a) chiunque danneggi beni culturali o paesaggistici sia punito con la reclusione da due a cinque anni e con la multa da euro 2.500 a euro 15.000;

b) inoltre, fuori dei casi di cui al primo comma, chiunque deturpi o imbratti beni culturali o paesaggistici o destini beni culturali a un uso incompatibile con il loro carattere storico o artistico o pregiudizievole per la loro conservazione o integrità, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 1.500 a euro 10.000.

Il disegno di legge

Il disegno di legge, oltre alle misure già previste, prevede che:

a) chi distrugge, disperde, deteriora o rende in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali o paesaggistici propri o altrui, sarà soggetto ad una sanzione amministrativa compresa tra 20.000 e 60.000 euro;

b) per chi deturpa, imbratta o destina i beni culturali a un uso pregiudizievole o incompatibile con il loro carattere storico o artistico, la sanzione sarà compresa tra 10.000 e 40.000 euro.

In ogni caso, i proventi saranno devoluti al Ministero della cultura e saranno impiegati per il ripristino dei beni danneggiati.

La parola al relatore Marco Lisei

«L’obiettivo dissuasivo non sempre ottiene il risultato sperato», sottolinea il relatore Lisei nella relazione illustrativa che accompagna il disegno di legge.

«Basti pensare, ad esempio, a chi ha condotto il veicolo che guidava, un suv Maserati a noleggio, sulla scalinata di Trinità dei Monti, a chi ha percorso a bordo di uno scooter, sempre a noleggio, una parte del parco archeologico degli scavi di Pompei, a chi ha fatto scii nautico a Venezia nel Canal Grande, ai graffiti sulle mura del Colosseo, alla vernice su una facciata di Palazzo Madama e su altri immobili delle istituzioni pubbliche. Tali azioni hanno una loro gravità e non possono essere etichettati come “bravate”: sono gravi in ambito sociale perché coloro che le hanno commesse o non le hanno considerate affatto un’anomalia comportamentale o le ha commesse sapendo che sono un’anomalia ma non se ne sono assolutamente curati»

Ma gli attivisti non si spaventano

Gli attivisti, però, sembrano pronti a tutto, come dimostrano i due ambientalisti del gruppo “Just Stop Oil” che, lo scorso 30 giugno, si erano “esibiti” nella galleria Courtauld di Londra, e a novembre sono stati condannati dalla Corte di Westminster.

Simone Ficicchia, portavoce del collettivo di attivisti per il clima “Ultima Generazione”, commentando il disegno di legge con Androkronos, si è dimostrato molto sorpreso nel vedere «una maggioranza che invece di occuparsi della crisi climatica è sempre più attiva nel promuovere leggi ad hoc per punire azioni non violente messe in campo da persone preoccupate per il futuro di tutti».

«Segnalo che esiste già il reato di danneggiamento, che ci è stato anche contestato come ipotesi di reato per le nostre azioni: ma probabilmente questo reato non può essere perseguito in tribunale proprio perché il danneggiamento non c’è mai stato. Per questo si punta a punire l’“imbrattamento”, ma questo rischia di portare a una interpretazione arbitraria della legge. È una cosa molto pericolosa», osserva Ficicchia, per poi concludere con un avvertimento: «il ddl di Fratelli d’Italia non ci ferma e non ci spaventa. Siamo pronti a qualsiasi rischio legale e anche ad andare in carcere».

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