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Instagram nel mirino del Garante Privacy irlandese

Un inizio settembre non proprio col botto per Meta, che si è vista comminare una sanzione da più di 400 milioni di euro dal Garante Privacy irlandese: tra le più alte mai comminate per violazione del GDPR, anche se si merita una menzione d’onore la multa da 746 milioni di euro irrogata ad Amazon nel corso del 2021. 

Gli under 18 su Instagram

Questa volta c’entrano i minori: in esito a un’indagine avviata nel 2020, pochi giorni fa il Garante ha infatti deciso che il famoso social network non garantisse un’adeguata protezione dei loro dati personali. Questo perché anche ai minori di diciotto anni era data la possibilità di convertire il proprio account di Instagram a un tipo di account “business” che, tra le altre cose, potrebbe rendere pubblici alcuni dati personali, quali e-mail e numero di telefono. In realtà, anche con un account business è possibile nascondere tali dati, ma le impostazioni di default di tale tipologia di account ne prevedono l’automatica condivisione.

Ricordiamo a questo proposito che il GDPR considera i minorenni dei soggetti “vulnerabili” che, per loro natura, “meritano una specifica protezione relativamente ai loro dati personali, in quanto possono essere meno consapevoli dei rischi, delle conseguenze e delle misure di salvaguardia interessate nonché dei loro diritti in relazione al trattamento dei dati personali” (considerando 38).

Meta non ci sta

Ferma quindi la posizione dell’autorità irlandese, alla quale Meta ha contestato la sanzione specificando che quelle oggetto dell’indagine fossero vecchie impostazioni non più in uso e che, al contrario, ora Instagram abbia implementato numerose funzioni a tutela dei minori. Ad esempio, al momento dell’iscrizione ad Instagram di minori di 18 anni, l’account viene automaticamente impostato come “privato” e, pertanto, solo le persone che questi conoscono possono vedere cosa visualizzano. Inoltre, gli adulti non possono inviare messaggi ad adolescenti che non seguono.

Insomma, pare proprio che ci sia aria di ricorso da parte di Meta.

I colossi del web

Non è la prima volta che Meta si trova coinvolta in grossi problemi relativi alla protezione dei dati personali degli utenti delle proprie applicazioni: si pensi che da quando è entrato in vigore il GDPR, e quindi solo dal 2018, ha accumulato sanzioni e risarcimenti per un totale di 6,6 miliardi di euro. 

Sulla scia di Meta anche Google, ancora scottata dallo scandalo di Analytics che ha sconvolto il web. Brillano invece Microsoft e Apple: mentre la prima vanta una “fedina penale” immacolata, la seconda annovera solo una timida sanzione da 34.000 euro. Niente in confronto a quelle subite dalle proprie colleghe…

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