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La circolarità: un sistema economico che sostituisce il concetto di “fine vita” con il riutilizzo

LA CIRCOLARITA’: DA UN’ECONOMIA LINEARE AD UNA CIRCOLARE 

— di Luisa Melzi d’Eril

La circolarità: la transizione ecologica dipende dal successo del passaggio da un’economia lineare a una circolare.

A che punto siamo nel Retail e nel largo consumo?

PLEF E GREENRETAIL

Il 13 luglio si è tenuto il secondo appuntamento del ciclo di webinar promosso da PLEF e GREENRETAIL. L’argomento è la circolarità nel retail e nel largo consumo. L’obiettivo ultimo è passare da un’economia lineare (dal prodotto alla spazzatura) ad una circolare (nulla si distrugge, tutto si trasforma). Il webinar condotto da Fabrizio Vallari, Direttore editoriale di GreenRetail.news, ha visto la partecipazione di Luca Cassani, Corporate Sustainability Manager di EPSON; Francesca Ceruti, del dipartimento Sostenibilità dei Sistemi produttivi e territoriali ENEA; Alfio Fontana, Corporate Sustainability Manager di HUMANA People To People; Emanuele Plata – Consigliere di Planet Life Economy Foundation.

Il secondo appuntamento del ciclo di webinar promossi da PLEF Greenretail per approfondire i vari aspetti della Transizione Ecologica nel retail e nel largo consumo, ha cercato di far luce, insieme ad esperti ed esponenti del mondo dell’industria e della Gdo, su come le aziende si muovono, quali iniziative hanno avviato e quali hanno in programma.

CIRCOLARITA’

Che cos’è l’economia circolare? Ne dà una definizione Francesca Ceruti: “è un sistema economico che sostituisce il concetto di “fine vita” con il riutilizzo, il riciclaggio, il recupero dei materiali nei processi di produzione, distribuzione e consumo”. È importante per il benessere economico, sociale e ambientale del pianeta. Sta infatti diventando critica la reperibilità di alcune materie prime, come il Litio, le Terre Rare e ora perfino l’Anidride carbonica, che svolgono un ruolo nella produzione di beni fondamentali per l’economia nazionale e non solo.

ECODESIGN: EPSON

Il design e la produzione di oggettistica vengono coinvolti in prima linea sul tema ecologico. È possibile progettare preferendo la durevolezza, la monomatericità e riducendo gli assemblaggi. Il tutto per rendere più efficace il riciclo e annullare gli impatti negativi sul pianeta. Questo è il desiderio di Epson che, spiega Luca Cassani, entro il 2050 punta ad essere un’azienda carbon negative senza impiegare materie dal sottosuolo, impresa non facile per chi produce oggetti tecnologici che necessitano di plastica non degradata. Ma i passi avanti ci sono stati: stampanti con il 30% di plastica riciclata, scontrini fiscali digitali, stampanti Ecotank che utilizzano flaconi di inchiostro; a parità di utilizzo si consumano 34 flaconi contro circa 400 cartucce di plastica. Il prodotto forse più innovativo, però, è il contrario di una stampante; si tratta di PaperLab A-8000: “il primo sistema al mondo per il riciclo sicuro di carta per ufficio che trasforma la carta usata in nuova carta, utilizzando un processo praticamente a secco alimentato dall’esclusiva tecnologia Epson Dry Fiber”. Cassani insiste sull’importanza di un procedimento che non usi abbondanti quantità d’acqua: “Il problema dell’acqua non è che non ci sarà più, ma di quando, dove e come ci sarà; ecco perché va usata per lo stretto necessario”.

HUMANA PEOPLE TO PEOPLE

Alfio Fontana è il portavoce di HUMANA People to People: si tratta di un’organizzazione non profit nata negli anni ’70 da un gruppo di insegnanti danesi con l’obiettivo di “lottare contro le diseguaglianze tra il Nord e il Sud del mondo, anche attraverso il viaggio”. Negli anni il progetto si è espanso fino ad arrivare in Italia. Il riciclo, la salvaguardia ambientale e l’interesse sociale sono i valori etici alla base. Tanti progetti sono stati avviati con successo: dalle iniziative di prevenzione di malattie come HIV, Malaria e Tubercolosi alla formazione e istruzione nelle realtà più difficili. Non mancano proposte locali; qui in Italia Humana organizza raccolte di abiti usati da riciclare. L’intento è ricavare prodotti di moda dai vestiti usati; un progetto recente chiamato Occhio di Riciclone ha l’obiettivo di ricreare borse dalle cinture di sicurezza e da scarti di tessuti. Questo lavoro ha un grande impatto sociale e ambientale, perché rende più democratico l’acquisto e risparmia risorse per produrre capi nuovi. Oltre il 67,5% degli indumenti raccolti ritorna ad essere un vestito. I ricavati sono devoluti al sostegno di nuovi progetti di Humana. Di stampo più agricolo è l’iniziativa dell’Orto di comunità (a Cornaredo) per “coinvolgere la comunità attraverso l’esperienza di auto-produzione e l’utilizzo di tecniche di coltivazione biologica. Gli obiettivi sono l’inclusione e la promozione di un’agricoltura biologica e sostenibile”.

“Sempre di più la circolarità deve entrare nella vita di tutti i giorni, tutti gli oggetti possono rientrarci” afferma Fontana. Bisogna agire concretamente, non attendere situazioni di emergenza per parlare di ecologia; la circolarità è una soluzione per vivere meglio in società e col pianeta. Da questo punto di vista le nuove normative aiutano a velocizzare i cambiamenti all’interno delle aziende. Si parla per esempio di Plastic Tax: provvedimento non ancora in vigore, che dovrebbe disincentivare la produzione e l’utilizzo della plastica grazie ad un’imposizione fiscale di 0,45 centesimi per ogni chilo di plastica monouso venduto (MACSI).

CIRCOLARITA’. PENSARE A UN’ETICHETTA?

Si può pensare a un’etichetta che garantisca la circolarità del prodotto?  Si sta provando al Ministero dello sviluppo economico ma non è semplice. Gli ostacoli sono tanti. Un punto di partenza è certificare la filiera, dare informazioni uniformi e praticabili che responsabilizzino il cittadino.

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