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Russia-Ucraina. Sanzioni, colloqui, negoziati.

Russia-Ucraina. Sanzioni, colloqui, negoziati. (Foto di copertina: max-kukurudziak-qbc3Zmxw0G8-unsplash)

Che cosa comportano per la nostra economia?

Gli Stati dell’Unione europea e dell’Alleanza Nato, non potendo intervenire militarmente in quanto l’Ucraina non è parte dell’UE e della NATO, hanno deciso di impartire delle sanzioni soprattutto di carattere economico  alla Russia nella speranza di farle cessare il conflitto che tutt’ora purtroppo prosegue.

Le sanzioni così come i colloqui e i negoziati sono assolutamente necessari e devono continuare in maniera sinergica e serrata, in maniera condivisa in questo momento perché sono utili per cercare una soluzione che possa fare terminare il conflitto. Che cosa comportano sanzioni, colloqui e negoziati per la nostra economia? Come affrontare questa situazione, giunta al limite di un conflitto che potrebbe estendersi? Difficile mantenersi aggiornati su Russia-Ucraina.

Intervistiamo su questi aspetti Alessia Potecchi, Responsabile Dipartimento Banche, Fisco e Finanza del PD di Milano Metropolitana

Russia-Ucraina. Intervista ad Alessia Potecchi

“Come accennavate, la situazione è molto delicata e in un certo senso ci ha riportati indietro di 80 anni ai terribili momenti che l’Europa e il mondo hanno vissuto. La guerra di Putin sta mettendo in ginocchio l’economia dell’Ucraina. E mette all’angolo la già fragile Bielorussia, che sostiene Mosca sul piano politico. Ma un prezzo alto verrà pagato anche dagli altri Paesi al mondo. Isolata e colpita dalle sanzioni, la Russia sta riducendo drasticamente le sue importazioni, anche dall’Italia e le nostre imprese ovviamente soffrono. Intanto costano sempre di più le materie prime che Russia e Ucraina producono in quantità, dall’olio di girasole fino ai fertilizzanti agricoli. E lo stesso avviene per i beni energetici”

Quanto pesa il comportamento della Cina?

“La Russia si aggrappa alla Cina per resistere alle sanzioni occidentali. Grazie alla Cina e allo Yuan, Mosca cerca di evitare il fallimento. A soffrire intanto è certamente l’economia ucraina, che rischia di contrarsi del 35% nel 2022, se l’invasione attuata dalla Russia andrà avanti. Lo spiega un rapporto preliminare del Fondo Monetario internazionale secondo cui, nella migliore delle ipotesi, il Pil del Paese calerà del 10%. Il debito pubblico è atteso in rialzo dal 50% del 2021 al 60% del Prodotto interno lordo”.

E l’Europa?

“In uno scenario così complesso, anche l’Ue deve abbandonare il sogno di una ripresa galoppante. Era prevista una crescita del 4% per quest’anno a livello europeo, ma numeri di questo tipo non sono più realistici perché l’impatto di questa guerra è pesante”.

Ma cosa comportano queste sanzioni?

“Obiettivo principale, come ho detto prima,  è l’economia: sono state bloccate le banche russe nel sistema SWIFT cioè nella combinazione alfa numerica che permette di identificare in maniera precisa l’istituto bancario del mittente e del destinatario in caso di bonifici internazionali identificando anche il paese di provenienza del pagamento. Un blocco che va a colpire le singole banche e solo una selezione di queste per non arrecare troppo danno ai cittadini russi colpendo selettivamente il mercato finanziario russo, bloccate le esportazioni dalla Russia, i voli aerei, sono stati congelati i beni detenuti all’estero da parte dell’élite politica russa”.

Russia-Ucraina: le conseguenze del conflitto

Le conseguenza più rilevanti del conflitto Russia-Ucraina?

“La più importante conseguenza derivante dalle sanzioni è quella del crollo del sistema finanziario. Sappiamo che il valore del rublo continua a sprofondare rispetto al dollaro. Altro rischio è il fallimento delle banche russe. Inoltre i titoli azionari russi continuano a precipitare in borsa. Gli effetti delle sanzioni si ripercuotono nei confronti di tutti i Paesi che hanno rapporti economici con la Russia. Prima grande conseguenza è l’aumento dei prezzi delle materie prime, a partire dal gas. Stati come Italia e Germania dipendono fortemente dal gas russo e quindi vi è un significativo aumento delle bollette a cui il nostro Governo sta cercando di far fronte con appositi provvedimenti. Anche il prezzo di grano e mais aumenterà e di conseguenza anche quello dei prodotti derivati da queste materie prime come pasta e pane. Ci potrebbero essere ripercussioni anche sul Made in Italy, in quanto il nostro Paese esporta moltissimi prodotti in Russia”.

Che cosa succederà al Documento di Economia e Finanza italiano?

“Il DEF, Il Documento di Economia e Finanza, disegna un contesto macroeconomico molto complesso, a dominare è l’incertezza, la previsione per ora è quella di un PIL in discesa dal 4,7% al 3,1% e un Deficit confermato al 5,6%,  l’incognita guerra pesa enormemente anche perché il nostro paese è pronto nel caso ad allinearsi all’UE sul blocco dell’import del gas dalla Russia se dovesse di fatto risultare questo lo strumento più efficace di pressione su Putin. L’Unione Europea sta pensando appunto e decidendo di inasprire le sanzioni proprio per cercare in questo senso una via di uscita con il blocco dell’import di carbone russo che vale 4 miliardi all’anno e si lavora anche su ulteriori misure tra cui il petrolio, questo perché le sanzioni cosiddette “facili” quelle che hanno un impatto limitato su chi le vara, si stanno ormai esaurendo e si è giunti al punto che bisogna decidere se tentare di pagare un prezzo più alto per fermare l’invasione”.

Il nuovo pacchetto UE

“Il nuovo pacchetto UE colpisce 4 principali banche, gli istituti di credito presi di mira nel nuovo pacchetto di sanzioni rappresentano il 23% del mercato bancario russo. Queste banche saranno ora soggette a un congelamento degli asset, venendo così completamente tagliate fuori dai mercati dell’Ue, il divieto di attracco nei porti dell’Unione per le navi russe, lo stop alla partecipazione delle compagnie russe ad acquisizioni pubbliche nei Paesi membri Ue e tra le misure anche lo stop a qualsiasi sostegno finanziario, comunitario  o nazionale, a enti pubblici russi. Inoltre previsti ulteriori divieti all’esportazione mirati, del valore di 10 miliardi di euro, nelle aree in cui la Russia è vulnerabile. Ciò include ad esempio computer quantistici e semiconduttori avanzati. Ma anche macchinari e mezzi di trasporto delicati. Con questo si continuerà a degradare la base tecnologica e la capacità industriale della Russia”.

C’è sinergia in Europa?

“Sì, è in atto un’azione sinergica e anche Usa e Inghilterra si stanno muovendo in questa direzione. Come ha detto la Presidente Ursula Von Der Leyen è importante mantenere la massima pressione su Putin e sul governo russo in questo momento critico e quello che dobbiamo fare è un’azione condivisa e comune nel conflitto Russia-Ucraina, perché come è accaduto per la pandemia ragionare e agire come un’unica famiglia porta ai risultati a cui puntiamo“.

Come desideri concludere questa intervista?

“Aggiungo una riflessione sul fatto dell’impegno dei paesi della NATO di dedicare il 2% del PIL agli investimenti a favore della difesa. Questo proposito è stato condiviso da tutti i paesi dell’alleanza e non è una decisione di oggi dettata dalla situazione della guerra ma nasce molti anni fa con la presa di coscienza della necessità di incrementare le risorse finanziarie per realizzare una difesa comune che fosse in grado di opporsi ad azioni che possono purtroppo come nel caso dell’Ucraina, manifestarsi in qualsiasi momento. Questo perché la difesa è una funzione che non si costruisce dall’oggi al domani, che deve disporre di risorse per essere realizzata e che deve essere sempre mantenuta nella dovuta capacità. L’Italia come gli altri paese della NATO aveva sin dai primi anni 2000 aderito a questo indirizzo, per questo la decisione che è stata presa in merito, entro il 2028″.

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