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Cartabianca: così la Rai impone il “pensiero unico”

Cartabianca

Che cosa sta succedendo ai vertici Rai

Giornate di tensione in via Mazzini. Bianca Berlinguer, conduttrice di Cartabianca, celebre programma di attualità su Rai 3, è stata recentemente richiamata dal direttore del canale a proposito della piega che ha ultimamente preso la trasmissione. In sostanza, la Rai ritiene che un tipo di format in cui gli ospiti improvvisano su ogni tema, mal si coniughi con una trasmissione che promette di fare informazione.

Le opinioni “controverse” di Alessandro Orsini

Il problema, in realtà, è sorto in relazione agli ospiti definiti strettamente filoputiniani. Tra questi Alessandro Orsini, direttore dell’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale, che si è lasciato andare, nel corso delle puntate in onda nelle scorse settimane, ad uscite ritenute dai vertici di via Mazzini non propriamente felici, in quanto considerate “non ostili” al regime russo di Putin. E proprio queste prese di posizione hanno portato, a fine marzo, all’interruzione (anticipata) del rapporto contrattuale tra il docente e la Rai. Interruzione che non ha avuto alcuna conseguenza sulla sua partecipazione al programma, perché si è dimostrato disponibile a prendervi parte gratuitamente, per la difesa della libertà di pensiero e di espressione. Ed è paradossale parlare di “libertà”, se consideriamo che la stessa Berlinguer (lo ricordiamo, autrice e responsabile di Cartabianca) non è stata coinvolta né tantomeno interpellata in merito all’estromissione dell’ospite.

La parola al direttore di Rai 3

“Preferisco che i bambini vivano in una dittatura piuttosto che muoiano sotto le bombe in una democrazia”, continua Orsini, “un bambino anche in una dittatura può essere felice, perché un bambino può vivere dell’amore della famiglia”.

Una frase certamente forte, probabilmente provocatoria, che ha costretto il direttore di Rai 3 Franco Di Mare ad invitare la conduttrice ad interrogarsi sulla natura del programma: “quello che è avvenuto è la dimostrazione che ormai il talk è un modello da ripensare, se il risultato cercato è unicamente quello dell’effettaccio a tutti i costi, magari nel tentativo di aumentare di mezzo punto lo share”. Parole che non vengono accolte di buon grado da Bianca Berlinguer, che si trova a ribadire di non essere stata coinvolta nemmeno in questa presa di posizione.

Dov’è finita la libertà di espressione?

Il punto di forza di Cartabianca è (o era?) proprio quello di fornire ai telespettatori un tipo di informazione non necessariamente politically correct, perfettamente in linea con l’articolo 21 della nostra Costituzione: tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

Ma, a quanto pare, la Rai sembra più orientata verso una sorta di “pensiero unico”: la tesi è, e dev’essere, una sola, quella “giusta”. L’abbiamo visto con la narrazione della pandemia (al rogo chi non era favorevole ai vaccini o al green pass), e lo stiamo vedendo con i dibattiti sulla guerra e su Putin.

Il senso dei talkshow dovrebbe essere quello di permettere allo spettatore di valutare una situazione nel suo complesso, per essere in grado di prendere una posizione consapevole. Ma senza confronto di opinioni diametralmente opposte, giuste o sbagliate che siano, si può ancora parlare di informazione libera?

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