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Rifugiati ucraini in Italia. Come aiutarli

Rifugiati ucraini

Intervista a Kristina Tatenko

Foto di copertina: samuel-jeronimo-tvK-GETnCm4-unsplash

La giovane imprenditrice Kristina Tatenko, classe 1984, appassionata di sociale e di psicologia, è presidente della cooperativa sociale Sant’Anna 1984, leader nell’assistenza domiciliare con all’attivo circa 200 collaboratori.

Figlia di un’operatrice sociale, Kristina ha sviluppato una grande sensibilità sul tema che le ha permesso con grande impegno di costruire un ambiente di lavoro professionale e stimolante per dipendenti e collaboratori.

“Considero l’Ucraina la mia terra, lì ci sono ancora mia nonna, mia zia, mio fratello e i miei nipoti” ci confida Kristina “Anche se vivo in Italia da 15 anni e qui mi sento come a casa, dall’inizio del conflitto il mio cuore è in grande sofferenza. Per questo motivo ho deciso di dare il mio aiuto, sia personale, sia come azienda”.

Come hai pensato di aiutare i rifugiati?

“Oltre al supporto economico inviato direttamente in Ucraina, io e mia madre abbiamo ospitato una ragazza di 22 anni, Aliona, che ha lasciato la sua famiglia nella città di Kharkiv e ha raggiunto l’Italia con il suo cagnolino dopo un viaggio devastante di 6 giorni. L’abbiamo accolta con la speranza di ridarle un po’ di pace e serenità, in attesa che arrivino anche sua nonna e sua zia. Ma soprattutto ho deciso di coinvolgere la mia azienda per aiutare il maggior numero possibile di persone. La cooperativa sociale Sant’Anna 1984 si occupa di assistenza domiciliare ad anziani e persone malate e può dunque offrire una valida opportunità di impiego per tutte le persone arrivate nel nostro Paese che, una volta ripresesi dallo shock di aver dovuto lasciare la loro casa e tutto quello che avevano, avranno certamente necessità di trovare un lavoro”.

Rifugiati ucraini. Come si può riuscire ad inserire rapidamente i nuovi arrivati nel tessuto sociale italiano?

“La nostra idea è di aiutare queste persone a imparare la lingua e formarle come operatori assistenziali di base, rendendole così indipendenti e alleggerendo al contempo lo Stato italiano dal mantenimento dei rifugiati. Presso le sedi di Sant’Anna 1984 a Milano, Roma e Cernusco sul Naviglio sono attive delle classi di formazione, che si svolgono tre volte alla settimana, in cui formiamo tutti gli operatori che prenderanno servizio presso le nostre famiglie. In queste classi i responsabili tecnici insegnano alle future risorse a gestire le persone che andranno ad assistere, attraverso l’uso di tutti gli ausili che si rendono indispensabili nell’assistenza, come ad esempio il sollevatore, la sedia a rotelle, il deambulatore e così via”.

Mi sembra veramente un’idea vincente. Avete anche altri progetti?

“Sì, vorremmo integrare in questi corsi anche dei corsi di italiano, così da permettere ai rifugiati di apprendere in maniera più rapida la lingua, con un focus particolare sul vocabolario del settore dell’assistenza domiciliare. Abbiamo già creato e messo a disposizione un ampio vocabolario con le parole e le frasi più importanti e necessarie da usare durante il lavoro”.

www.santanna1984.it

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