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Francesca Napoli. La musica oltre la pandemia

Intervista a cura di Francesco Capria

Dopo due anni difficili, tra chiusure e ripartenze, sembra finalmente essere giunta l’ora del ritorno graduale alla normalità. La pandemia, che ha avuto e continua ad avere ripercussioni sul nostro lavoro e sulla nostra quotidianità, tende ad esaurirsi per diventare endemia. Ha colpito i diversi settori in modo eterogeneo. Ma la produzione economica e il mercato del lavoro hanno saputo dimostrare resilienza e adattamento alle nuove condizioni.

La scure del Covid sull’industria culturale

Uno dei settori più martoriati è stato certamente quello dell’“industria culturale” dove l’impatto, in termini di produzione di ricchezza e creazione di posti di lavoro, come dimostrato da diversi studi, è stato devastante. Secondo uno studio di Ernst & Young (2021) commissionato dall’European Grouping of Societies od Authors and Composers  (Gesac), il fatturato generato dal settore ha subito perdite per il 2020 di oltre il 30%.

Inoltre, considerato l’impatto diretto sul turismo culturale che, secondo alcune stime, rappresenta il 40 % circa del turismo nell’UE, si capisce come per l’industria della cultura il 2020 sia stato decisamente l’annus horribilis. Se la lezione della pandemia è quella di aver contributo a cambiare il nostro sguardo sulla società e sul mondo, quali riflessioni ha potuto suscitare nei lavoratori dello spettacolo rispetto alle loro prospettive?

La funzione sociale della musica: la testimonianza di Francesca Napoli

La risposta a questa domanda l’abbiamo chiesta alla cantante Francesca Napoli

“Fare musica è parte integrante dell’immaginario collettivo perché assolve una importante funzione sociale”, spiega Francesca, che aggiunge: “Pensate quando, durante il primo lockdown, essa è stata per tutti noi una preziosissima compagna prima sui balconi di casa e poi nelle esibizioni in streaming da parte di ogni artista del paese e del mondo”.

In effetti, l’isolamento forzato determinato dalla pandemia ha dimostrato l’importanza della musica intesa come collante della nostra società. Grazie al suo linguaggio unico e universale che ha attraversato la storia dell’uomo nei secoli travalicando barriere di ogni tipo e adattandosi alle diverse condizioni storico-sociali.

Francesca Napoli

Francesca, appassionata di musica dall’età di 11 anni, quando iniziò a cantare in un coro lirico, è l’ultima di 6 fratelli tutti accomunati dalla passione per la musica. Vive a Melicucco, un piccolo comune calabrese della piana di Gioia Tauro, e fa la farmacista.

Le farmacie che, per lunghi momenti dell’anno sono state certamente sotto pressione, vivranno dei cambiamenti e saranno parte integrante del nuovo “ecosistema della salute”. “Con un orientamento sempre più focalizzato sul paziente, esse dovranno innovare necessariamente il proprio modello di servizio, diventando dei veri e propri presidi sanitari di prossimità”, sostiene Francesca.

Benessere del corpo e dell’anima

Le attività di Francesca nel lavoro e nel suo tempo libero esprimono il perfetto binomio della salute del corpo e dell’anima. “Mi piace molto il mio lavoro perché stimola le persone a prendersi cura della propria salute. Sono molti i cittadini che vengono in farmacia con una buona consapevolezza del proprio stato, desiderosi di trovare in noi farmacisti un punto di riferimento per ripristinare quella relazione tra paziente e professionisti della salute che, nel tempo, ha perso un po’ di efficacia”, racconta Francesca.

Passato, presente e futuro della musica

Il pensiero di Francesca su presente e futuro della musica è chiaro. “Non possiamo nasconderci che si è chiusa un’era già da tempo per la produzione e promozione dell’artista. Non esistono praticamente più i CD-ROM, spopolano le piattaforme di streaming e, con una certa sorpresa, tornano in auge i vinili. Che attirano l’interesse anche della nuova comunità di ascoltatori”.

Francesca Napoli…  e la società liquida

Al tempo della “società liquida”, in cui ciò che conta è consumare rapidamente quanto si desidera, l’ascolto musicale è diventato anch’esso “usa e getta”.

Passa dalle playlist – ordinate per genere, artista, album e persino per “mood” – nonché dallo skip facile per passare da un brano all’altro. “Mi piacerebbe andare un po’ controcorrente rispetto alle dinamiche e ai trend di mercato”, conclude Francesca. “La contingenza determinatasi a seguito della pandemia da una parte ha accelerato il processo relativo alle modalità di fruizione e ascolto della musica, dall’altra ha però stimolato l’artista a non sentirti soggiogato dalle logiche di mercato e andare dritto per la sua strada”.

“In tal senso – prosegue Francesca – l’estro e le qualità distintive di un artista prevarranno sulla mediocrità e sulla ripetitività perché la musica, come l’arte in genere, tende a generare esigenze che il ‘qui’ e ‘ora’ non sono ancora in grado di soddisfare “.

Francesco Capria

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