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Quando l’avvocato diventa digital

Il progresso digitale

Nel 1990 nasce il World Wide Web. Oggi in pochissimi secondi possiamo metterci in contatto con persone dall’altra parte del mondo. Sono passati poco più di trent’anni, ma abbiamo assistito ad un susseguirsi di continue, rapidissime evoluzioni che erano ritenute, in un tempo non troppo lontano, una vera utopia.
Pensiamo, ad esempio, al computer, che tre soli decenni fa era un’enorme, rumorosissima, antiestetica scatola, mentre oggi è diventato un oggetto di design che pesa poco più di un libro.
Questo vorticoso cambiamento ha interessato tantissimi campi: non si è infatti limitato ai soli oggetti, ma ha trascinato con sé anche svariate professioni e servizi. Se da un lato è vero che sono nate numerosissime opportunità lavorative figlie del progresso digitale – prima tra tutte, quella di “influencer” – dall’altro anche i lavori più tradizionali hanno dovuto trovare il modo di innovarsi e cambiare vesti per restare al passo coi tempi.

Il “legal tech”

È in questo contesto che fonda le sue radici la digitalizzazione persino della professione di avvocato. Nasce così il “legal tech”, ossia l’applicazione della tecnologia ai settori legali.
Il ricorso alla tecnologia in questo ambito si è reso necessario per due ordini di ragioni: da un lato, si è sfruttata la possibilità di semplificare i processi e le operazioni, migliorandone la loro efficienza; dall’altro, il mondo legal ha dovuto imparare a espandersi e ad evolversi, potendo così adattarsi velocemente alle nuove tecnologie digitali via via emergenti, portatatrici di implicazioni giuridiche da non sottovalutare. Intelligenza artificiale, protezione dei dati, blockchain, sono solo alcuni dei numerosissimi esempi che si potrebbero fare nell’elencare le nuove sfide che l’avvocato del XXI secolo dev’essere in grado di dominare.

Ma spostandoci sul lato pratico, cosa si intende esattamente per “legal tech”?
Per un professionista legale queste tecnologie sono mirate all’efficientamento e velocizzazione della propria attività quotidiana, automatizzando le attività “seriali”, e consentendo di risparmiare del tempo prezioso, ricorrendo ad assistenti legali virtuali o software iper-specializzati.

L’insostituibile intervento dell’uomo

A questo punto verrebbe da dire che quello che, invece, non potrà mai essere sostituito dalla tecnologia è, ovviamente, il ruolo “metagiuridico” dell’avvocato: le proprie conoscenze, la sensibilità nel rapporto con il cliente, la valutazione della fattispecie concreta… non un pensiero unanimemente condivisibile, a quanto pare, perché è di qualche giorno fa la notizia tutta made in China di un “magistrato robot”.
Si tratta, in sostanza, di una versione metallica del pubblico ministero: per adesso, infatti, pare che l’esperimento sia stato chiamato a valutare “solamente” quali processi portare a giudizio e quali archiviare, ma non è da escludersi che in futuro si potrebbe essere condannati da quello che abbiamo sempre ritenuto niente di più di un giocattolo elettronico.
Un’invenzione che – fortunatamente – mal si coniuga con il pensiero neoilluminista tipicamente occidentale. Ma mai dire mai.

Non solo diritto privato

Che piaccia o meno, siamo difronte a una vera e propria rivoluzione digitale.
E ne sono prova anche i numerosissimi corsi, di formazione e di aggiornamento, che stanno diffondendosi a macchia d’olio, facendosi largo tra le blasonate tematiche old school del diritto.
È in rampa di lancio proprio nei prossimi giorni, ad esempio, il corso di perfezionamento offerto dall’Università degli Studi di Milano e tenuto dal Prof. Giovanni Ziccardi, “Coding for lawyers e legal tech. Programmazione per giuristi, smart contract e legal design”, che si concentrerà, per l’appunto, sullo studio della tecnologia utilizzata “in un’ottica di trasformazione e rinnovamento della professione legale non solo in vista di un miglioramento dell’efficienza, ma anche con attenzione agli aspetti etici e di responsabilità professionale”.

 

Sembra che in Italia, almeno per adesso, la tendenza sia quella di muoversi verso un mondo sempre più digitalizzato, rapido ed efficiente, ma che non trascuri la fisiologica componente umana: fallibile, sì, ma preziosa, unica ed insostituibile.

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