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Il diritto ai tempi del metaverso

Le origini

Complice il rebranding di Facebook, negli ultimi mesi chiunque si è imbattuto almeno una volta nel concetto di “metaverso”. Ma forse non tutti sanno che questo termine nasce trent’anni fa ad opera di Neal Stephenson, un autore statunitense che, in uno dei suoi libri, descrive il metaverso come una realtà virtuale nella quale si è rappresentati dal proprio avatar, e dove si può creare un vero e proprio mondo parallelo accessibile a tutti gli altri utenti. Una sorta di antesignano di “The Sims”, insomma.

Facebook diventa Meta

A fine 2021, Mark Zuckerberg annuncia che Facebook è diventato Meta, segnando l’inizio di una nuova era dei social network: non più likes, foto e commenti, ma un “non-mondo” nel quale, muniti di uno speciale visore, ci si teletrasporta ad un meeting a Milano alle 17:00 e si partecipa ad un concerto a Londra alle 23:00. Il tutto, ovviamente, fisicamente seduti sul proprio divano di casa.

Una nuova dimensione anche giuridica

Traslare la propria vita di tutti i giorni in una intangibile dimensione virtuale, però, trascina con sé alcuni risvolti giuridici interessanti che dal nostro mondo reale si riproporranno, tali e quali, anche in quello “meta”.

Ebbene, le regole sulla proprietà intellettuale, sui contratti o sulla protezione dei dati, solo per fare alcuni esempi banali, non si limiteranno più a governare la vita terrestre concreta ma dovranno inevitabilmente riadattarsi ad una dimensione parallela astratta.

 

Proprio a proposito della protezione dei dati, non bisogna dimenticare che il metaverso sembra, per sue caratteristiche intrinseche, in grado di acquisire un’enorme quantità di dati, nemmeno paragonabile al volume generato dal “classico” web. E questo perché, giusto per dirne una, al metaverso si potrà accedere con dei particolari macchinari simili a degli occhiali in grado di riconoscere e registrare, tramite l’analisi dello sguardo, le nostre emozioni. Non molto confortante, se pensiamo che proprio Zuckerberg è stato spesso protagonista di scandali legati alla gestione dei dati da parte di Facebook.

 

Attualmente, però, il problema ha attirato l’attenzione del legislatore europeo che si sta adoperando, tra le altre cose, per la creazione di un mercato unico digitale, che possa rendere internet un posto tanto sconfinato quanto attento alla tutela dei diritti fondamentali, anche dei nostri avatar.

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