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Ebury – La svolta hawkish della Federal Reserve affossa i mercati

Report di Ebury www.ebury.it, una delle principali società fintech leader a livello europeo nella gestione di incassi e pagamenti internazionali e nella copertura del rischio di cambio.

La scorsa settimana le valute rifugio come lo yen giapponese e il franco svizzero hanno sovraperformato. Le dichiarazioni inequivocabilmente hawkish del presidente della Fed Powell aggiunte all’incertezza sull’impatto della variante Omicron hanno fatto capitolare gli asset rischiosi in tutto il mondo. I dati contrastanti sul mercato del lavoro negli Stati Uniti, pubblicati venerdì, non hanno aiutato a calmare la tensione sui mercati azionari e obbligazionari, sebbene i movimenti tra le principali valute siano stati di modeste dimensioni. Il dollaro ha messo a segno una performance mista e non c’è stato un tema comune tra le valute dei mercati emergenti. Il peso messicano, per esempio, ha messo a segno un rialzo del 2% mentre la lira turca ha vissuto l’ennesimo crollo settimanale di oltre il 6%, stroncato dalle politiche sempre più erratiche di Erdogan.

Oltre a qualsiasi notizia riguardante la virulenza della variante Omicron, gli investitori esamineranno con attenzione il rapporto sull’inflazione dagli Stati Uniti, in uscita martedì, dove è previsto l’ennesimo aumento sia della misura core che di quella headline, entrambe ai massimi da 30 anni. A parte questo, non ci sono molte pubblicazioni economiche di primaria importanza in uscita. I mercati continueranno ad analizzare attentamente ogni parola detta dai funzionari delle banche centrali, in particolare il discorso del membro del MPC della Bank of England Broadbent di lunedì.

GBP
La sterlina tende a soffrire durante i periodi di avversione al rischio e la scorsa settimana non ha fatto eccezione. Anche i commenti dei membri del comitato di politica monetaria (MPC), che lasciano intendere un approccio cauto rispetto alla variante Omicron, non sono stati di supporto per la sterlina. Continuiamo a pensare che ci sarà molto equilibrio nella votazione per un eventuale rialzo dei tassi, quindi aspetteremo il discorso di Broadbent lunedì per avere conferma che l’MPC stia assumendo una visione più restrittiva. In tal caso, riteniamo che ci possa essere molto spazio per un rafforzamento della sterlina, visto che è stata eccessivamente penalizzata nelle ultime due settimane, in particolare nei confronti del dollaro USA.
EUR
La valuta comune ha resistito sorprendentemente bene a due settimane di avversione al rischio e alle parole hawkish della Federal Reserve. L’enorme rialzo dell’inflazione a novembre nell’Eurozona, pubblicato la scorsa settimana, dovrebbe rendere sempre più insostenibile la visione estremamente accomodante della presidente Lagarde. In particolare, la pubblicazione dell’inflazione dei prezzi alla produzione al 21,9%  dimostra che i livelli di inflazione non diminuiranno presto, poiché tali pressioni sui prezzi risalgono la supply chain fino ad arrivare al consumatore finale. Particolarmente rilevante è sicuramente  l’inflazione tedesca che si è attestata al 6%. Sulla scia di questi numeri, ci aspettiamo che presto ci sarà una reazione contro la linea accomodante della Lagarde e rimaniamo dell’idea che la BCE non potrà aspettare fino al 2023 per rialzare i tassi.
USD
L’inversione di rotta del presidente Powell di questa settimana è uno cambio notevole, anche se atteso da tempo. Powell ha dichiarato esplicitamente che la parola “transitorio” dovrebbe essere eliminata quando si discute dell’attuale scenario inflazionistico e ha fatto capire di essere pronto ad un aumento significativo del ritmo del tapering nella riunione di dicembre. Il non entusiasmante rapporto sul mercato del lavoro statunitense di novembre è improbabile che faccia cambiare questo punto di vista. Il numero di nuovi posti di lavoro creati è stato deludente ma tutti i dati sulla disoccupazione sono calati bruscamente suggerendo che l’economia statunitense abbia raggiunto la piena occupazione o ne sia molto vicina e che ci sia poco spazio per una crescita dell’offerta che possa alleviare le pressioni inflazionistiche. Il rapporto sull’inflazione di questa settimana dovrebbe segnare un altro record, risalendo a livelli di molti decenni fa, consolidando la determinazione della Federal Reserve a combattere l’inflazione  attraverso l’inasprimento della politica monetaria.
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