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Effetto pandemia, crisi della logistica ed emergenza benzina a Londra

Sono gli effetti della pandemia e non solo. La crisi delle materie prime pesa sulla ripartenza delle economie. Manca praticamente tutti: l’acciaio, lo zinco, gli imballaggi, i pallet, la carta e la plastica. A questo si aggiunge l’imbuto nella catena di approvvigionamento che avviene tipicamente dopo eventi estremi come i lockdown e anche la crisi della logistica. Uno scenario che non appare in attenuazione. Secondo i colossi dell’automotive come BMW, Stellantis e Daimler alle prese anche loro con la grave carenza di chip, questa situazione potrebbero durare buona parte del 2022. Per le case automobilistiche la mancanza di semiconduttori provocherà una contrazione della produzione mondiale di autoveicoli almeno fino al 2023.

Londra alle prese con l’emergenza benzina

In Gran Bretagna la crisi della logistica sta per deflagrare. Le pompe di benzina di Londra sono ormai completamente all’asciutto e questo sta facendo lievitare il prezzo della benzina, già gonfiato dall’aumento del prezzo del petrolio sull’onda della forte domanda e del calo delle scorte in uno scenario di aumento generale dell’energia. Il petrolio Wti del Texas è salito martedì a 76,3 dollari (+1,23%) mentre il Brent a 79,6 (+1,1%) dopo aver toccato gli 80 dollari.

Ma che cosa sta succedendo al Londra? Il problema non ha tanto a che fare con una carenza di materia prima, quanto piuttosto con una crisi strutturale della logistica, che si scarica sull’intera catena di distribuzione svuotando gli scaffali dei supermercati. Ad aggravare una situazione già difficile c’è anche il classico effetto domino con i consumatori che corrono a fare scorta, esaurendo le risorse e provocando le lunghe file che si registrano ai distributori d’oltremanica.

A causa della mancata consegna dei carburanti alcuni gestori di carburanti hanno dovuto razionarne l’erogazione, imponendo tetti di 30 sterline per auto. Il Governo di Boris Johnson per ora sta cercando di non creare allarmismo ma intanto l’esercito è in stato di allerta ed è pronto ad intervenire per consegnare il carburante con le autocisterne militari. La crisi dei carburanti colpisce di riflesso anche la grande distribuzione, dove iniziano a scarseggiare generi di prima necessità. Gli scaffali vuoti dei supermercati parlano di una crisi di grandi proporzioni.

E’ colpa della Brexit?

Jonathan Freedland, editorialista del Guardian, non ha dubbi sull’origine di questa crisi: “La causa della nostra carenza di cibo e benzina è la Brexit, ma nessuno osa nominarla”. Per Freedland questa sta determinando quelli che vengono pudicamente indicati come “problemi di filiera”, ma che si traducono in una mancanza cronica di conducenti.

Uno dei motivi della mancanza di autisti è da ricercare nel cambio delle normative che regolano il lavoro dei cittadini stranieri nella Gran Bretagna post-Brexit, secondo Andy Cozens, manager per il mercato europeo e asiatico di SmartDrive Systems, azienda americana di intelligence per la sicurezza dei trasporti. Una burocrazia tra permessi e visti di lavoro difficili da ottenere che ha messo in fuga molti stranieri. Intanto il premier Boris Johnson corre ai ripari e annuncia il rilascio di 10.500 visti di lavoro temporanei a conducenti stranieri.

A provocare un collo di bottiglia ci sono anche le regole anti-Covid. Anche se gli autisti che attraversano i confini dei paesi europei hanno superato la quarantena obbligatoria devono sottoporsi ad attenti controlli, che inevitabilmente provocano lunghe code. Di conseguenza, molti di essi preferiscono lavorare solo sulle tratte nazionali.

La crisi della logistica

Le immagini che arrivano dal Regno Unito parlano da sole: camion fermi per mancanza di autisti. Non solo la Gran Bretagna anche altri paesi europei sono alle prese con una crisi strutturale del settore della logistica. Dopo la pandemia mancano all’appello in Regno Unito almeno 100 mila autisti, in Italia si stima che manchino almeno 20mila autisti.

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