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Nuove tecnologie, robot, e – AI – intelligenza artificiale

 

La pandemia ha accelerato l’impiego di robot, intelligenza artificiale, e nuove tecnologie che esentano i lavoratori da mansioni manuali o di routine , consentendo loro di dedicarsi a compiti a più alto valore aggiunto. Contemporaneamente l’innovazione delle risorse hardware e  i software per videoconferenze hanno permesso alle aziende di implementare la procedura adatta al lavoro agile.

Intervista a Francesco Megna

Chiediamo a Francesco Megna, referente commerciale in banca, per oltre vent’anni presso diversi Istituti di Credito, come vede questo fenomeno dal suo punto di osservazione privilegiato

“I dipendenti pendolari risparmiano tempo prezioso ed anche le imprese ne traggono profitto.

La convergenza di questo corso potrebbe espandere la produttività sia in ambito UE che negli USA di oltre un punto percentuale per i prossimi tre anni.  Questo incrementerebbe notevolmente il tasso di crescita del periodo pre-pandemia. Anzi, questa circostanza potrebbe comportare  una decisa crescita del PIL pro capite con punte più che doppie negli Stati Uniti rispetto all’Europa”.

Questo fenomeno proseguirà sempre di più?

“La combinazione di questi diversi trend sembrerebbe un fenomeno fondato e continuativo. In particolare, per quanto riguarda gli USA, l’affermazione dell’e-commerce, il passaggio al digitale dell’ambiente di lavoro e la distribuzione degli investimenti e delle risorse umane ha causato la chiusura o il ridimensionamento di reparti poco proficui.

Comporterà l’incremento della produttività negli States di almeno il 2% tra un anno e, teoricamente, sino al 6% circa”.

Per quanto riguarda automazione e robotica?

“E’ previsto che sette aziende su dieci incrementeranno l’utilizzo dell’automazione e della robotica. E’ convinzione comune che la pandemia ha impresso una svolta definitiva per le attività aziendali. Cresce negli Stati Uniti l’acquisto di robot (+ 55% rispetto allo scorso anno)”.

Nuove tecnologie, in quali settori specificamente?

“In testa l’industria della lavorazione alimentare e la produzione di beni di consumo. Non tutti i settori o i lavoratori infatti beneficeranno di queste tecnologie  in egual misura e qualcuno potrebbe anche rimanere spiazzato. E’ possibile quindi che l’incremento di produttività verificatosi in un singolo distretto o in una singola realtà produttiva non arrechi un concreto profitto nei criteri nazionali. Servirà parecchio tempo perchè l’economia si adatti nei settori più deteriorati dallo smart working come per esempio i  trasporti pubblici”.

Stiamo parlando solo degli Stati Uniti?

“No, ma alcune nazioni saranno più favorite. I Paesi europei, per esempio, al contrario di quanto avviene negli USA, hanno mostrato una propensione al ribasso per diversi motivi.  Pensiamo alla circolazione più lenta dell’informatica e alla presenza di mercati del lavoro più rigidi.

Mentre diversi Paesi con economie all’avanguardia hanno discrete possibilità di ottimizzare la produttività in diversi settori, alcune economie emergenti stentano a cogliere queste opportunità a causa della mancanza di esperienza e di infrastrutture e altri facilitatori della connettività digitale, oltre che per le difficoltà all’accesso alla finanza”. 

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