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Politica Pop: quando gli Influencer dettano l’agenda pubblica

Il mondo sta cambiato, la digitalizzazione corre veloce (così come le fake news) e l’informazione italiana perde ogni giorno un pezzo importante di credibilità. La realtà è che è finalmente arrivato il momento di guardare al futuro e affrontare tematiche innovative che sono fondamentali per noi nel presente e soprattutto lo saranno per le generazioni future. Lì fuori però, tra giornali schierati e palazzi del potere, c’è solo un’enorme confusione. Un caos che ha lasciato spazio a nuove figure, facendo emergere nuovi punti di riferimento politici, ma che con “l’arte” della politica sono solo confinanti, più o meno come ognuno di noi. Vi ricordate il peso della figura di Michele Santoro dopo lo scandalo di mani pulite? Ecco, allora spegnete la tv e atterrate su Instagram: c’è un nuovo spazio per il dibattitto.

Crisi della politica e nuovi punti di riferimento

Che questo sia stato un anno difficile per tutti lo sappiamo, ma forse per la politica un po’ di più.
Scuole aperte o scuole chiuse, coprifuoco o liberi tutti, zona rossa o zona gialla: sono stati questi alcuni degli argomenti più discussi dallo scorso ottobre ad oggi.
Ma ci sono molte tematiche che per la politica non sono state definite come priorità, e non che a Palazzo Madama abbiano molto da fare, stando a quanto ha dichiarato Fedez durante il concertone del primo maggio. Esatto, perché parità di genere, catcalling e Ddl Zan sono i temi più discussi degli ultimi mesi. Sull’ultimo in particolare, finalmente calendarizzato in Senato, Fedez si è scontrato con il colosso della tivù italiana: Mamma Rai. In realtà ciò che è successo lo sappiamo benissimo e non siamo qui per fornire opinioni, ma piuttosto a porci delle domande ormai urgenti e necessarie: perché abbiamo dovuto aspettare l’intervento di Fedez per dare la giusta rilevanza ad un tema così importante?

Influencer vs Politica: è scontro all’ultimo post

Prima i politici volevano fare gli influencer, adesso sono gli influencer a farsi politici.
Abbiamo tutti voluto dimenticare in fretta il tour estivo di Matteo Salvini lungo le nostre spiagge, ma abbiamo ben impresse le parole di Fedez durante il concertone. Censura o non censura, sono tanti gli influencer che sui loro canali social si vestono da attivisti e battagliano su tematiche che hanno particolarmente a cuore. È iniziata con Aurora Ramazzotti e il Catcalling, ha proseguito poi Chiara Ferragni parlando di vaccinazioni e manco a dirlo di favoritismi, per poi terminare con Mahmood, Elodie e Fedez sul Ddl Zan. Questa situazione da un lato giova all’attivismo politico, perché un singolo tema può essere conosciuto da un grande numero di persone, grazie ai non pochi follower dei creators citati, e può avvicinare alla politica anche persone che fino a quel momento non avevano intenzione di interessarsi alla vita del paese. Dall’altro, però, tutto ciò rende la politica una serie tv che ha ogni giorno un episodio diverso da consumare. Il problema è che la politica va vissuta, compresa, discussa e non consumata come l’ultima stagione di Stranger Things.
Ma come siamo arrivati a questo punto? Probabilmente la crisi dei partiti e il continuo cambio di potere nelle stanze del governo rendono la politica poco credibile e non in grado di creare un rapporto di fiducia con i propri elettori. I creators, invece, parlano ogni giorno da anni alla propria community, e grazie ad un rapporto solido e duraturo costruito con gli utenti diventano dei punti di riferimento anche su tematiche delicate e complesse come il Ddl Zan.

Fenomeno Issuefication: il dibattito è davvero democratico? 

Il termine più discusso degli ultimi giorni è “issuefication”, utile per identificare quel fenomeno che riguarda l’esposizione di influencer su tematiche di ordine politico. E in molti casi sono tanti gli utenti coinvolti nel dibattito, in quello specifico di Fedez addirittura oltre 10milioni, che potrebbero essere influenzati dal pensiero del singolo creator, influencer, giornalista, artista. Arrivati questo punto possiamo ammettere che questo tipo di esposizione mediatica sui temi politici è caratterizzata dall’assenza di una chiara e definita posizione ideologica di fondo e quindi quei problemi che dovrebbero riguardare un popolo, riguardano in realtà un pubblico. Il rischio, infatti, è proprio la creazione di tifoserie, il cui scontro non andrebbe che a minimizzare l’argomento piuttosto che a creare un dibattitto costruttivo e soprattutto utile alla problematica in questione. Ricordiamo che il mondo cambia, i media evolvono e siamo bombardati da contenuti ed opinioni diverse in continuazione e soprattutto che la lotta non è tra Fedez e Salvini, ma è il nostro pensiero critico che dobbiamo salvaguardare ad ogni costo. Perché la vita politica di un paese è fatta di partecipazione ed informazione, ma sulla seconda non abbiamo più una bussola ad indicarci la strada.

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