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Covid: l’effetto della pandemia sui giovani non è un luogo comune

Già prima della Pandemia la crisi dei 25 anni era una tappa importante della vita, in cui la necessità di stabilire necessariamente chi sei e cosa vorrai essere, incombeva come una sentenza sulle nostre vite. La fine dell’università, l’incertezza sul futuro e una cultura incentrata sulla ricerca di una stabilità lavorativa rappresentano una vera pressione sociale che riceviamo ogni giorno da tutto ciò che ci circonda: genitori, annunci di lavoro, cartelloni pubblicitari e mass media. Ma adesso che la ripartenza sembra ormai avviata, quale sarà l’effetto sui giovani di questo paese?

 

Gli effetti del Lockdown: incertezza lavorativa e isolamento sociale

Eravamo già chiusi dentro i nostri profili social, privi di punti di riferimento, confondendo la nostra identità reale con quella che mostriamo online e nell’epoca del distanziamento sociale, riducendo del tutto le occasioni di socialità, ci siamo allontanati ancora di più. Vittime del fatto che alcune giornate trascorrono apparentemente velocissime, alternando periodi in cui il tempo sembra non passare mai. Durante l’ultimo anno in cui ci siamo laureati in pigiama e abbiamo praticato lo sport (ormai estremo) dello smart working, in molti hanno provato grande incertezza per il loro futuro, soprattutto lavorativo. In un paese come questo in cui i salari sono al minimo e la ricerca di un’occupazione stabile senza risultati soddisfacenti, non solo diventa un’ossessione, ma ha anche effetti negativi su noi stessi, facendoci dimenticare la ragione per cui abbiamo intrapreso un percorso universitario e quali sono i nostri sogni e le nostre ambizioni. E forse proprio questa generazione, a cavallo tra Millennials e Gen Z, ne pagherà le conseguenze più di altre.

 

Abbandonare la provincia è ancora possibile?

“Ciao mamma, vado a vivere a Milano.”

No, non è più una frase così semplice da pronunciare, soprattutto se sei alla fine di un percorso di studi o devi definitivamente abbandonare l’ancora economica rappresentata dalla tua famiglia fino ad oggi. E la crisi post Covid-19 non ha fatto che amplificare una situazione già complicata.

Infatti, le carriere bloccate e i prezzi troppo alti degli affitti in città ci impediscono di trovare quella stabilità ambita da molti e raggiunta da pochi. Quindi siamo proprio noi a pagare il prezzo più alto di questa situazione: incertezza e assenza di prospettive. Il risultato è una perdita di fiducia nei confronti delle istituzioni, del mondo del lavoro e alla fine anche nei confronti di noi stessi. Per esempio, nel campo legale cresce il rifiuto di sottostare alle regole non scritte degli studi che impongono ai più giovani di subire ritmi feroci in cambio di una paga al di sotto degli standard minimi, con una prospettiva di carriera ridottissima. E ogni mattina, mentre saliamo sulla metropolitana, è questa la frase che non abbiamo il coraggio di pronunciare ad alta voce: non ne vale la pena.

 

Ripartire dal basso, creare più occupazione e una nuova socialità

Mentre le generazioni più anziane hanno adottato con il tempo una mentalità del “anche questa passerà”, i giovani si chiedono invece: come siamo arrivati fino a qui? In che modo possiamo risolvere questi problemi? Forse, all’orizzonte, c’è ancora un barlume speranza. Perché oggi grazie all’accesso più capillare alle informazioni, i giovani possono davvero scegliere chi vogliono essere e selezionare gli strumenti che il digitale mette a disposizione per realizzare le loro ambizioni. Al tempo stesso c’è bisogno di una reazione, forte e chiara anche da parte delle istituzioni. Creare occupazione, modernizzare il paese favorendo la trasformazione digitale, investire risorse sulla sostenibilità ambientale e migliorare l’istruzione primaria e secondaria, puntando a modernizzare le infrastrutture. I prossimi mesi saranno determinanti per il nostro futuro, per non vedere ancora persone staccare un biglietto aereo per favorire lo sviluppo economico e sociale in altri paesi.

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