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Rete Imprese Italia esce dallo scenario di PMI. Intervista a Gianni Lucchina

Era il 2010 quando cinque associazioni di rappresentanza d’impresa, delle PMI in particolare, fondarono a livello nazionale e nei territori Rete Imprese Italia

L’associazione era nata come evoluzione del “Patto del Capranica” stretto tra Casartigiani, CNA, Confartigianato Imprese, Confcommercio – Imprese per l’Italia e Confesercenti. Purtroppo era previsto per statuto che questa “super associazione” di categoria delle PMI avrebbe terminato la sua eccellente funzione di coordinamento fra le istanze delle aziende italiane il 31 dicembre 2020: ma non sarebbe stato logico prolungarne la vita anche dopo il 1° gennaio 2021? Macché. Così non è stato. Lotte di potere? Inefficienza? Incapacità di decidere la propria stessa sopravvivenza?

Chiediamo il parere di un esperto del settore, Gianni Lucchina, segretario generale di AIME, Associazione Imprenditori Europei, con sede a Varese e numerose delegazioni in altre regioni italiane. Gianni Lucchina aderiva a Rete Imprese Italia in quanto affiliato di Casartigiani.

Intervista a Gianni Lucchina

Caro Gianni, qual’è la tua reazione a caldo in questa vicenda poco costruttiva?

“Critichiamo le divisioni della politica e chiediamo alle imprese di fare rete e poi ci dividiamo a livello di rappresentanza d’impresa”. 

Ma come si è potuto arrivare a questa scelta che costituisce certamente un autogol per le aziende coinvolte?

“Una scelta inconcepibile, un vero peccato e un grande dispiacere per questa decisione. Sono purtroppo prevalsi gli egoismi delle associazioni più grandi che preferiscono far emergere la loro posizione e visione a scapito di quella unitaria”.

Rete Imprese Italia era nata in una fase storica di grande difficoltà per l’economia mondiale dovuta alla crisi internazionale del 2008. Non mi sembra che oggi l’Italia stia meglio

“In una fase come l’attuale dove la situazione generale è ancora più critica, sarebbe stato meglio avere una voce univoca dal mondo delle PMI per confrontarci con le istituzioni, con il Governo e con Confindustria da una posizione di maggiore forza. Critichiamo giustamente la politica per le sue continue e incomprensibili divisioni, chiediamo alle imprese di fare rete e poi siamo noi stessi a dividerci a livello di rappresentanza d’impresa; in questo modo poi, indeboliamo anche la posizione delle aziende”. 

Secondo te occorre ripensare le modalità della rappresentanza d’impresa?

“Le associazioni non possono essere solo dei centri di elaborazione dati, ma hanno il compito di rappresentare e sostenere i progetti delle imprese, dando voce a tutto il mondo del lavoro autonomo, senza distinguere tra settori produttivi, proprio come avviene in Europa, arrivando anche all’elezione diretta del presidente delle Camere di Commercio. Con la chiusura di Rete Imprese Italia purtroppo invece di andare avanti, sembra che si torni indietro. Egoismo, pur legittimo, dei singoli, rischia seriamente di indebolire le imprese e ci sarà un motivo se le aziende iscritte alle associazioni di rappresentanza sono solo circa il 30% del totale”.